Natalia Valeeva e la corporeità delle Olimpiadi

26/07/2012

Tipo: Nazionali Disciplina: Tutte


Scs Magazine ha analizzato grazie al Dr. Alfonso Santarpia la corporeità ideale delle Olimpiadi. Nell’articolo si legge che Natalia Valeeva è l’espressione perfetta del concetto.


La concettualizzazione delle Olimpiadi si è prospettata come un progetto di una « corporeità ideale », divina, se si pensa anche alle antiche manifestazioni greche in onore di Zeus. Eppure questa rappresentazione idealizzante è stata completamente bistrattata e manipolata da derive propagandistiche e politiche (Perelman, 2012) : la « gioia esaltata » della folla e la vigilanza iper-attiva dell’esercito hanno funto spesso da « silenziatore », delle brutture sovietiche (Mosca 1980) e di diversi omicidi (nei giochi messicani del 1968, nei giochi tedeschi del 1972).

Una donna che rappresenta anche un esempio di corporeità, organizzata sull’interazione e sull’integrazione di due culture, quella moldava e quella italiana: una corporeità «ibrida e vincente». Si chiama Natalia Valeeva, nata il 15 novembre 1969, arciera moldava naturalizzata italiana. Il suo «palmares umano e sportivo» parla chiaro: sposata con un italiano, madre di tre bambini, un maschio e due gemelle, tre medaglie d’oro, una d’argento ed una di bronzo ai campionati del mondo con l’Italia, 2 medaglie di bronzo ai giochi olimpici, con la nazionale moldava. Dalle sue labbra le parole che evocano il rapporto di una donna con dei modelli ideali: «avere sempre degli idoli, da quando si è piccini, e per ogni cambiamento di ambizione porsi nuovi idoli, dei modelli da raggiungere, come una stella polare che ti guidi», idealità ma anche vissuti famelici di vittoria sportiva «per non saziarsi delle vittorie, devi essere affamato di vittoria, a me piace vincere, non sono mai sazia di gare».



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